Pubblicazione Speciale dell’UGI
seconda edizione.
Settembre 2017
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Il potenziale geotermico dell’Italia
In Italia le risorse geotermiche su terra ferma potenzialmente estraibili entro i 5 km possono essere stimate con criteri molto diversi e conseguenti risultati tra loro non comparabili, da un minimo 20×10 exajoule (20×1018 Joule, corrispondenti a circa 500 MTEP, ovvero 500 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) a 40×10 exajoule (10000 Mtep).
In questo studio ci si riferisce alla valutazione minore(500 MTEP), ricordando che circa due terzi di tali risorse hanno una temperatura inferiore a 150°, mentre quelle a temperatura ancora abbastanza elevata (tempertaure maggiori di 80°-90°C) da permettere di produrre elettricità a costi competitivi con quelli da altre fonti di energia, sono quasi la metà del totale.
Per la frazione di risorse a moderata-alta temperature (maggiore di 90°C) associata a sistemi idrotermali ed utilizabili per generare energia elettrica, si stima un potenziale residuo sul territorio italiano, corrispondente ad una potenza efficiente di 1000-1200 MWe, per un periodo di 50 anni a tempoe carico pieni.
D’altra parte le risorse a T maggiore di 150°C associate a sistemi geoetrmici non convezionali entro i 5 km di profondità, hanno un potenziale stimato di circa 200GWae, che per un periodo di utilizzo di 50 anni a tempo e carico pieni, corrisponde ad una potenza efficiente di circa 4000MWe. Un valore quattro volte superiore rispetto ai sitemi idrotermali.
In breve, le risorse associate a sistemi geotermici non convenzionali sono aggintivi rispetto a sistemi idrotermali, e considerando che oltre alla suddette aree ce ne sono altre di interesse per coltivare sistemi non convenzionali, si stima con prudenza che il potenziale geotermico di media e alta temperatura esistente in Italia per produrre energia elettrica sia almeno 5000 MWe per un periodo di almeno 50 anni
La grande varieta di risorse geotermiche presenti in Italia, la possibilità di un loro sviluppo in molte e vaste zone del territorio nazionale, sia per produzione elettrica che per usi diretti, fanno del nostro Paese il settore dell’Europa comunitaria a più forte vocazione geotermica. Il suo potenziale può essere perciò utilizzato molto più di quanto fatto fino ad ora. Si tratta di risorse sostenibili, spesso rinnovabili anche alla scala dei tempi umani, compatibili ovunque con l’ambiente, ed ora economicamente convenienti a tutti i livelli di temperatura.
La geotermia nel quadro energetico nazionale al Dicembre 2015
Il consumo totale di energia in Italia nel 2015 è stato di 171 MTEP, di cui l’75% da combustibili fossili (petrolio, gas, carbone), il 6% da elettricità importata, ed il 19 % da fonti rinnovabili e non convenzionali di energia (idroelettrica, eolica, fotovoltaica, da biomassa e geotermica). La percentuale delle fonte rinnovabili è aumentata dal 12% del totale dei consumi di energia del 2010 al 19% del 2015 Ciò è dovuto in parte al minor consumo totale di energia (da 188 MTEP del 2010 a 171 MTEP del 2015) ed in parte l’impulso dato in questi ultimi anni al loro acceletrato sviluppo i anni recenti.
L’energia geotermica, in particolare, è passata da 1,36 MTEP del 2010 ad 1,48 MTEP del 2015, per cui il suo contributo ai consumi totali di energia primaria è cresciuto in cinque anni da 0,72% a 0,87%. L’aumento è dovuto soprattutto al maggior apporto della produzione geotermoelettrica passata da da 1175 kTEP/a del 2010 a 1280 kTEP/a del 2015; mentre gli usi diretti sono aumentati nello stesso periodo da 185 a 202 kTep/a. In percentuale, il maggior contributo della geoetrmia ai consumi nazionali di energia dal 2011 al 2015, è ugualmente distribuito tra generazione geotermoelettrica e usi diretti con circa 1’1% nel quinquennio, ovvero lo 0,2% /anno circa di aumento ciascuno.
Sviluppo previsto della geotermia in Italia fino al 2050
Per vedere quale contributo può dare la geotermia alla futuri fabbisogni nazionali di energia, e per lanciare quindi un Aggiornato Manifesto della Geotermia Italiana, è stato fatto lo studio in oggetto, con stime ogni 5 anni, da ritenere obiettivi plausibili fino al 2030 e proiezioni al 2050.